mercoledì 27 agosto 2014

LE CITTA' DI FREUD. Di Tiberio Crivellaro


Uscito sul giornale LA SICILIA (15.8.2014), il testo di Tiberio Crivellaro ripercorre il libro di G. Ricci Le città di Freud. Viaggi, orizzonti, emblemi di un viaggiatore (Jaca Book). 
In Sicilia ogni luogo era, nel viaggio di Freud, l'occasione di un'ispirazione che produceva altri pensieri. 

Davvero singolare il modo in cui Giancarlo Ricci, ne Le città di Freud (Jaca Book), documenta i viaggi dello psicanalista viennese. Freud viandante che percorre la mitteleuropa antecedente e successiva al primo conflitto mondiale. Da Freiberg (luogo di nascita - 1856) al Mediterraneo e all'Atlantico, fino a Londra (1938). Nei continui itinerari dal sapore significante, il seme della curiosità lo porterà alla fioritura della psicanalisi. Un'avventura intellettuale e scientifica di portata senza eguali.

Nel libro, le città considerate dall'autore sono quaranta. Disposte in ordine cronologico per via di certe scelte o motivi che determinano pause temporali cui, si è certi, vi sono stati tentennamenti, timori, perfino fobie. Come, ad esempio, quella di viaggiare in treno, che causò ansia e panico per 15 lunghi anni. Queste città, oltre i presupposti scenici, forniscono prospettive evocative accendendo micce per profonde elaborazioni che lo hanno portato a strutturare i complicati meccanismi dell'inconscio.

Nel suo "diario di bordo", Freud stende con cura le sue impressioni trattando artisticamente la parola; la topica dell'analista che riorigina territori sepolti, dimenticati o sconosciuti con la lingua dell'inconscio, talmente particolare da assumere valore poetico nonché mitico del moderno Odisseo. Qui, Ricci, con mestiere, rianima molte delle notazioni di Freud intorno i suoi viaggi, alle sue "erranze". Ricci è detective straordinario quando si avvale di aurei indizi atti a seguire la pista fino all'approdo. Indizi specificati nei sei capitoli: "Porta Orientis"; "Girovagando"; "Il Mediterraneo"; "L'Altro Continente"; "La Seconda Europa"; "La città Ultima". Gli approdi (perché di riuscita si tratta) di Freud non sono solamente le grandi capitali quali: Vienna, Parigi, Berlino, Praga, Zurigo, Atene, Roma, New York, Budapest e Londra, ma anche città minori e centri più piccoli non assolutamente trascurabili.

Tra le regioni italiane spicca la Sicilia. In una lettera a Jung (1910), affermerà: "La Sicilia è la regione più bella d'Italia". Il suo attraversamento da Messina a Palermo, a Siracusa avamposto della grecità, poi Ragusa, fino alla Catania dei luoghi mitici di Odisseo. Ricci, precisa che ogni città visitata è una tappa, una svolta, da cui scaturiscono idee, pensieri, congetture. Ogni città ha la sua impercettibile o appariscente piega. Distanze e orizzonti sono prospettive notate quasi compiutamente col rigore del protocollo scientifico. Le città dell'infanzia evocano, in quelle della giovinezza le note si fanno rapsodiche. L'avvicinamento alla mediterraneità è sul "versante del labirinto", e Roma è quel mito che inaugura l'oltrepassare le "Colonne d'Ercole" (per Freud ha significato andare oltre il padre. Da ciò la redazione del saggio intorno il parricidio?). Mentre nell'esilio londinese l'indignazione freudiana consente la stesura del saggio "Mosè e il monoteismo" riferendosi all'omonima scultura di Michelangelo vista a Roma.
Le notazioni intorno all'itinerario freudiano - come sottolinea Carlo Sini nella prefazione - indicano punti di fuga, zone d'ombra, incertezze, che definiscono il sapere inconscio, un sapere senza fissa dimora. Freud, insomma, attraversa costantemente un lungo ponte che lo conduce "dove nessuno è mai stato prima, più lontano, magari, di quanto si fosse desiderato".
Il libro di Ricci, oltre "l'archeologica" avventura freudiana, regala un supplemento affascinante. Col suo stile poetico ci fa intendere come si struttura e funziona la psicanalisi; un avviamento a quel sapere fin troppo bistrattato dalle molteplici per-versioni scientifiche che affollano la credenza popolare. In questo senso, gli ultimi due capitoli sono fondamentali.

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