lunedì 21 novembre 2016

LEZIONI ELEMENTARI. Monologo in versi di Roberto Mussapi

Segnaliamo la presentazione, giovedì  24 nov., del monologo in versi di Roberto Mussapi, Lezioni elementari (ed. Stampa 2009) 
alla Casa della poesia di Milano (via Fomentini 10, ore 19.30). 

Oltre la voce recitante di Roberto Mussapi intervengono 
Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Amos Mattio

                          

“Forse tu riconosci qualcuno che hai visto da piccolo
così come a volte vedi l’invisibile:
è impossibile nel mondo del tempo che scorre,
il tempo della storia e della strada percorsa.
Ma il bambino non è ancora nel tempo
 legato dal suo cordone al buio che germina,
il bambino non è ancora nato del tutto, è nascente.
Lo riconoscerai perché sarà la sua anima
allora così visibile e lampante
a perdurare, nonostante il tempo.
La strada che ognuno percorre allontana e addensa
attorno a ognuno l’aura dell’anima
facendola individuale, incorporata al nome.
I passi che marciavano insieme, i piccoli passi
ora sono più lunghi e gli occhi vedono
là, oltre l’orizzonte, un’ombra.
Le strade divergono, l’anima regge
e tiene unito ciò che il tempo divise
per fare storia, fare solitudine".  


Lezioni elementari è un monologo teatrale, in versi, scritto anni fa. Lo interpretai a Cuneo, in un circolo culturale, vicinissimo alla Scuola Elementare Soleri, dove vissi la mia avventura con il Maestro e i miei compagni. Dopo qualche anno lo pubblicai presso l’editore Stampa 2009, nella collana diretta da Maurizio Cucchi. Ho subito immaginato Lezioni Elementari per la scena teatrale. Se dovessi scegliere una sola frase per  definire il senso di questo mio poema per teatro, citerei il poeta Emilio Zucchi: “Una strana e felice fusione tra il tuo  Il Cimitero dei Partigiani  e La classe morta di Kantor.” 
ROBERTO MUSSAPI 

Cher Roberto, mon ami Alain Madeleine-Perdrillat a déjà terminé la traduction de ce grand poème, je l'ai dans mon ordinateur et je la trouve très belle, autant que fidèle. Destinée à paraître dans une revue très respectée,  "Conférence", ce sera un événement majeur dans la réception de votre oeuvre en France. Bien à vous... 
YVES BONNEFOY 

“Un monologo, questo di Roberto Mussapi, che è soprattutto il racconto  sensibilissimo e ricco di figure e quotidiani eventi di un tempo remoto, quello dell'infanzia e della scuola, nel quale ognuno potrà godere della felicità di ritrovarsi, di ritrovare il sentimento vivo di un passato, il proprio, nei suoi tratti più impressi nella memoria. Ecco allora I nomi e i volti dei compagni di scuola, i temi in classe e le partite, la saggia regia educativa del maestro, al quale il poemetto è dedicato: un personaggio centrale nella crescita dell'io narrante, il cui felice consenso diverrà un solido modello di riferimento. Mussapi lavora su un doppio registro, e cioè quello orizzontale, narrativo-prosastico del vero e proprio racconto,  e quello verticale, lirico-meditativo, eppure a sua volta descrittivo e concretissimo, dei corsivi sull'Universo e il suo aperto formarsi.  Un microcosmo dentro la vastità del cosmo, un proiettarsi dell'uno nell'altro nel tempo non-tempo dell'umana memoria.” 
MAURIZIO CUCCHI  (dalla Prefazione al volume in I quaderni della Collana)

“Il maestro Minardi ha aperto una strada e ha indicato la rotta da seguire, ha puntato il dito nella direzione di ciò che sarà il destino di Roberto Mussapi, la poesia. L’avventura della poesia, dedicato a Gabriele Minardi, un libro  emblematico in cui il poeta racconta la propria formazione, le scoperte, le passioni e il definirsi della sua impresa: quell’avventura fu coltivata, propiziata, favorita, sui banchi di scuola, il Maestro aiutò il bambino a trovare la sua strada perigliosa, con le sue letture dei grandi scrittori contemporanei e la sua continua esortazione a cercare nella vita dei valori che la trascendessero, in forma e con strumenti umani. Lezioni elementari è quindi un  monologo in versi, un genere che Mussapi ha praticamente reinventato nella letteratura italiana e che ha creato una spontanea scuola poetica e una tendenza creativa di questi anni, e in quanto tale avrà realizzazioni sceniche  teatrali.” 
FABRIZIO PAGNI (dalla Presentazione)

“Racchiuso all’interno della rievocazione del passato, a sua volta favorita dalla contemplazione di una vecchia fotografia, si  nasconde infatti un poemetto nel poemetto, squarci di quella cosmogonia  scolastica che spontaneamente riaffiora perché tornare all'infanzia significa confrontarsi di nuovo, e sempre, con la penombra arcana del principio.
«Il bambino non è ancora nato del tutto, è nascente», scrive Mussapi fissando l'orizzonte di questo e di tanti altri suoi componimenti (anche il capolavoro  Gita meridiana, in fondo, è la cronaca di un cominciamento impossibile, eppure immanente e reale)”.
ALESSANDRO ZACCURI (Avvenire, 17 gennaio 2016)

“Ecco rivivere letteralmente da una fotografia di gruppo, un mondo: la storia di una classe elementare degli anni sessanta; si srotola nelle pagine il momento dell’apprendistato iniziale che è apprendimento oltre che intellettuale anche fisico (…) Ed è toccante entrare nel vasto pronunciamento di questo poema, dove in fotogrammi essenziali eccoli assorti nella luce iniziale dell’ascolto, Dutto, Odasso, i gemelli Chirilli, Sigismondi, Tallone, seguire il maestro nelle letture di Hemingway, Montale, Ungaretti, Sbarbaro e poi misurarsi nella lotta libera perché occorre coltivare il corpo non solo lo spirito. Minardi sembra pensare come gli antichi che non distinguevano tra pensiero e pratica ma avverte: “Se qualcuno batte la testa e sanguina io perdo il suo posto…”. 
GUIDO MONTI (In Poesia, di Luigia Sorrentino. Il primo blog di poesia della Rai, December 19, 2015).

“Un amore che comprende la dimensione della perpetua formazione: sarà, d'altra parte, un caso che, lo scorso anno, Mussapi abbia pubblicato uno stupendo e moralmente nobile poemetto incentrato sulla grandezza didattica e umana del proprio compianto maestro elementare, Lezioni elementari - Monologo sul maestro Gabriele Minardi”. 
EMILIO ZUCCHI (La Gazzetta di Parma)

“Il monologo Lezioni elementari  è dedicato a Gabriele Minardi, il suo maestro delle scuole primarie, ex partigiano, che insegnava autori contemporanei:  Sbarbaro, Montale, Ungaretti, Fenoglio, Hemingway. Un insolito Maestro di vita e cultura, sicuro modello di riferimento, che lo incoraggiò a scrivere con nota di merito per lo svolgimento di un tema. Il poemetto procede per riscoperte di volti e nomi dei compagni, appannati o dimenticati dopo mezzo secolo, grazie a una vecchia fotografia della classe, e per cronache di eventi quotidiani dell’infanzia quali i tornei di lotta libera e le partite di calcio, che il maestro costringeva a giocare fino allo sfinimento, ma sempre con lealtà, per farli divenire piccoli uomini, pronti a seguire gli ideali di giustizia, libertà e coraggio. A intervalli, tra un ricordo e l’altro, trovano spazio momenti lirici di intensa meditazione, folgorazioni sul senso e l’origine dell’Universo.”  
FRANCO MANZONI (Il Corriere della sera)

Attraverso la poesia di Mussapi, un suo giovanissimo allievo con grembiule e calzoni corti, Gabriele Minardi esce dalla dimensione storica (benché tanti possano ancora dire di "averlo conosciuto di persona") per entrare in una dimensione mitica. Diventa così l'archetipo del maestro, un personaggio mitico, ponendosi, rispetto alla scuola elementare, come Ettore Fieramosca rispetto alla "cavalleria": un eroe fuori dal tempo. 
AMOS MATTIO