Segnaliamo la presentazione, giovedì 24 nov., del monologo in versi di Roberto Mussapi, Lezioni elementari (ed. Stampa 2009)
alla Casa della poesia di Milano (via Fomentini 10, ore 19.30).
Oltre la voce recitante di Roberto Mussapi intervengono
Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Amos Mattio.
“Forse tu riconosci qualcuno che hai visto da piccolo
così come a volte vedi l’invisibile:
è impossibile nel mondo del tempo che scorre,
il tempo della storia e della strada percorsa.
Ma il bambino non è ancora nel tempo
legato dal suo cordone al buio che germina,
il bambino non è ancora nato del tutto, è nascente.
Lo riconoscerai perché sarà la sua anima
allora così visibile e lampante
a perdurare, nonostante il tempo.
La strada che ognuno percorre allontana e addensa
attorno a ognuno l’aura dell’anima
facendola individuale, incorporata al nome.
I passi che marciavano insieme, i piccoli passi
ora sono più lunghi e gli occhi vedono
là, oltre l’orizzonte, un’ombra.
Le strade divergono, l’anima regge
e tiene unito ciò che il tempo divise
per fare storia, fare solitudine".
Lezioni elementari è un monologo teatrale, in versi, scritto anni fa. Lo
interpretai a Cuneo, in un circolo culturale, vicinissimo alla Scuola
Elementare Soleri, dove vissi la mia avventura con il Maestro e i miei
compagni. Dopo qualche anno lo pubblicai presso l’editore Stampa 2009, nella
collana diretta da Maurizio Cucchi. Ho subito immaginato Lezioni Elementari per
la scena teatrale. Se dovessi scegliere una sola frase per definire il
senso di questo mio poema per teatro, citerei il poeta Emilio Zucchi: “Una
strana e felice fusione tra il tuo Il Cimitero dei Partigiani e
La classe morta di Kantor.”
ROBERTO MUSSAPI
“Forse tu riconosci qualcuno che hai visto da piccolo
così come a volte vedi l’invisibile:
è impossibile nel mondo del tempo che scorre,
il tempo della storia e della strada percorsa.
Ma il bambino non è ancora nel tempo
legato dal suo cordone al buio che germina,
il bambino non è ancora nato del tutto, è nascente.
Lo riconoscerai perché sarà la sua anima
allora così visibile e lampante
a perdurare, nonostante il tempo.
La strada che ognuno percorre allontana e addensa
attorno a ognuno l’aura dell’anima
facendola individuale, incorporata al nome.
I passi che marciavano insieme, i piccoli passi
ora sono più lunghi e gli occhi vedono
là, oltre l’orizzonte, un’ombra.
Le strade divergono, l’anima regge
e tiene unito ciò che il tempo divise
per fare storia, fare solitudine".
ROBERTO MUSSAPI
Cher Roberto, mon ami Alain Madeleine-Perdrillat a déjà
terminé la traduction de ce grand poème, je l'ai dans mon ordinateur et je la
trouve très belle, autant que fidèle. Destinée à paraître dans une revue très
respectée, "Conférence", ce sera un événement majeur dans la
réception de votre oeuvre en France. Bien à vous...
YVES BONNEFOY
“Un monologo, questo di Roberto Mussapi, che è soprattutto
il racconto sensibilissimo e ricco di figure e quotidiani eventi di un
tempo remoto, quello dell'infanzia e della scuola, nel quale ognuno potrà
godere della felicità di ritrovarsi, di ritrovare il sentimento vivo di un
passato, il proprio, nei suoi tratti più impressi nella memoria. Ecco allora I
nomi e i volti dei compagni di scuola, i temi in classe e le partite, la saggia
regia educativa del maestro, al quale il poemetto è dedicato: un personaggio
centrale nella crescita dell'io narrante, il cui felice consenso diverrà un
solido modello di riferimento. Mussapi lavora su un doppio registro, e cioè
quello orizzontale, narrativo-prosastico del vero e proprio racconto, e
quello verticale, lirico-meditativo, eppure a sua volta descrittivo e concretissimo,
dei corsivi sull'Universo e il suo aperto formarsi. Un microcosmo dentro
la vastità del cosmo, un proiettarsi dell'uno nell'altro nel tempo non-tempo
dell'umana memoria.”
MAURIZIO CUCCHI (dalla Prefazione al volume in I quaderni della Collana)
MAURIZIO CUCCHI (dalla Prefazione al volume in I quaderni della Collana)
“Il maestro Minardi ha aperto una strada e ha indicato la
rotta da seguire, ha puntato il dito nella direzione di ciò che sarà il destino
di Roberto Mussapi, la poesia. L’avventura della poesia, dedicato a
Gabriele Minardi, un libro emblematico in cui il poeta racconta la
propria formazione, le scoperte, le passioni e il definirsi della sua impresa:
quell’avventura fu coltivata, propiziata, favorita, sui banchi di scuola, il
Maestro aiutò il bambino a trovare la sua strada perigliosa, con le sue letture
dei grandi scrittori contemporanei e la sua continua esortazione a cercare
nella vita dei valori che la trascendessero, in forma e con strumenti umani. Lezioni
elementari è quindi un monologo in versi, un genere che Mussapi ha
praticamente reinventato nella letteratura italiana e che ha creato una
spontanea scuola poetica e una tendenza creativa di questi anni, e in quanto
tale avrà realizzazioni sceniche teatrali.”
FABRIZIO PAGNI (dalla
Presentazione)
“Racchiuso all’interno della rievocazione del passato, a sua
volta favorita dalla contemplazione di una vecchia fotografia, si
nasconde infatti un poemetto nel poemetto, squarci di quella cosmogonia
scolastica che spontaneamente riaffiora perché tornare all'infanzia
significa confrontarsi di nuovo, e sempre, con la penombra arcana del
principio.
«Il bambino non è ancora nato del tutto, è nascente», scrive
Mussapi fissando l'orizzonte di questo e di tanti altri suoi componimenti
(anche il capolavoro Gita meridiana, in fondo, è la cronaca di un
cominciamento impossibile, eppure immanente e reale)”.
ALESSANDRO ZACCURI (Avvenire, 17 gennaio 2016)
“Ecco rivivere letteralmente da una fotografia di gruppo, un
mondo: la storia di una classe elementare degli anni sessanta; si srotola nelle
pagine il momento dell’apprendistato iniziale che è apprendimento oltre che
intellettuale anche fisico (…) Ed è toccante entrare nel vasto pronunciamento
di questo poema, dove in fotogrammi essenziali eccoli assorti nella luce
iniziale dell’ascolto, Dutto, Odasso, i gemelli Chirilli, Sigismondi, Tallone,
seguire il maestro nelle letture di Hemingway, Montale, Ungaretti, Sbarbaro e
poi misurarsi nella lotta libera perché occorre coltivare il corpo non solo lo
spirito. Minardi sembra pensare come gli antichi che non distinguevano tra pensiero
e pratica ma avverte: “Se qualcuno batte la testa e sanguina io perdo il suo
posto…”.
GUIDO MONTI (In Poesia, di Luigia Sorrentino. Il primo
blog di poesia della Rai, December 19, 2015).
“Un amore che comprende la dimensione della perpetua formazione:
sarà, d'altra parte, un caso che, lo scorso anno, Mussapi abbia pubblicato uno
stupendo e moralmente nobile poemetto incentrato sulla grandezza didattica e
umana del proprio compianto maestro elementare, Lezioni elementari - Monologo
sul maestro Gabriele Minardi”.
EMILIO ZUCCHI (La Gazzetta di Parma)
“Il monologo Lezioni elementari è dedicato a Gabriele
Minardi, il suo maestro delle scuole primarie, ex partigiano, che insegnava
autori contemporanei: Sbarbaro, Montale, Ungaretti, Fenoglio, Hemingway.
Un insolito Maestro di vita e cultura, sicuro modello di riferimento, che lo
incoraggiò a scrivere con nota di merito per lo svolgimento di un tema. Il
poemetto procede per riscoperte di volti e nomi dei compagni, appannati o
dimenticati dopo mezzo secolo, grazie a una vecchia fotografia della classe, e
per cronache di eventi quotidiani dell’infanzia quali i tornei di lotta libera
e le partite di calcio, che il maestro costringeva a giocare fino allo
sfinimento, ma sempre con lealtà, per farli divenire piccoli uomini, pronti a
seguire gli ideali di giustizia, libertà e coraggio. A intervalli, tra un
ricordo e l’altro, trovano spazio momenti lirici di intensa meditazione,
folgorazioni sul senso e l’origine dell’Universo.”
FRANCO MANZONI (Il
Corriere della sera)
Attraverso la poesia di Mussapi, un suo giovanissimo allievo
con grembiule e calzoni corti, Gabriele Minardi esce dalla dimensione storica
(benché tanti possano ancora dire di "averlo conosciuto di persona")
per entrare in una dimensione mitica. Diventa così l'archetipo del maestro, un
personaggio mitico, ponendosi, rispetto alla scuola elementare, come Ettore
Fieramosca rispetto alla "cavalleria": un eroe fuori dal tempo.
AMOS MATTIO