Nel terzo numero della rivista di psicoanalisi LETTERa dedicato a “Joyce. Sinthomo, arte, follia” (et al./ Edizioni, Milano 2013) compare un’intervista a
Massimo Recalcati intorno al suo libro
Massimo Recalcati intorno al suo libro
Jacques Lacan. Desiderio, godimento e soggettivazione (Cortina, 2012).
Il fatto che il tema dell’amore sia veramente un tema capitale per Lacan si spiega con la natura specifica dell’esperienza analitica. L’analisi è un’esperienza attraversata dall’amore. Non solo perché si parla d’amore ma anche perché c’è dell’amore in atto. C’è spostamento, trasporto, movimento, innamoramento primario, in una parola, transfert.
Non sono d’accordo con l’idea che l’amore sia un “tamponamento” dell'inesistenza del rapporto sessuale. Lacan usa a questo proposito l’espressione “supplenza”: non è mettere un tampone, richiudere la beanza dell’insistenza del rapporto sessuale con un artificio. Supplire significa qui venire al posto di, prendere il posto di. Non si tratta di chiudere la beanza ma di far in modo che questa beanza generi un nuovo rapporto, un rapporto nuovo col non rapporto. L’esilio dal rapporto sessuale non viene tamponato dall’incontro d’amore perché questo incontro si rende possibile solo se si assume l’inesistenza del rapporto sessuale.
Nel nostro tempo c’è crisi del discorso amoroso perché sembra venir meno l’esperienza del Reale come impossibile. Se non si può scrivere il rapporto sessuale ci si dedica a tamponare - in questo caso il termine è appropriato - il non rapporto scrivendo altri rapporti dove non è in gioco l’alterità irriducibile dell’Altro sesso. Sono i rapporti con l’oggetto inumano che la clinica ipermoderna delle dipendenze patologiche mette in rilievo in modo esemplare. Si preferisce l’accesso immediato al godimento Uno piuttosto di fare il giro più lungo che l’amore impone attorno all’inesistenza del rapporto sessuale.
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